lunedì 31 ottobre 2016

Concentrazioneskimokayak 2016

Lazise sulla via del ritorno



Una cena in compagnia... così è cominciato per me e Gloria il raduno Concentrazioneskimokayak 2016.

Gelato?!
Dopo aver fatto una chiacchierata qualche settimana fa con Luciano Belloni ed aver deciso che la navigazione di sabato sarebbe stata troppo impegnativa (causa distanza percorsa e presenza di forti venti nella zona più settentrionale del Benaco) abbiamo deciso di partecipare solo alla giornata di domenica. Ma non potevamo certo mancare alla cena.
Gloria è venuta ma non ha voluto portare il kayak per paura di non riuscire a tenere il passo. Ovviamente in molti hanno criticato la sua decisione!



Siamo arrivati a Lazise sabato in tarda mattinata mentre il resto del gruppo stava lottando con il vento tra Malcesine a Torbole; abbiamo montato la tenda con calma e fatto una passeggiata in paese approfittando della temperatura mite per gustarci un gigantesco gelato seduti su una panchina di fronte all'incantevole porto vecchio di Lazise.

Abbiamo tirato sera prima di raggiungere gli altri in pizzeria. Non si pensi che la cena sia solo un “atto dovuto” nei raduni di due giorni... la cena è in realtà il vero cuore dell'evento.
Rara occasione per poter scambiare con altri malati di kayak esperienze e consigli. Abbiamo conosciuto nuova gente e ritrovato qualcuno che conoscevamo già... con le solite promesse di andarli a trovare sui “loro laghi” ed invitarli a visitare i “nostri”.

La mattina, dopo una colazione in compagnia, ci prepariamo all'imbarco. Già dal pomeriggio precedente guardavo i kayak sui tetti delle auto sperando di trovarne qualcuno al mio livello. Purtroppo, una volta allineate tutte le 22 barche sulla spiaggia, ho avuto la conferma che io ero il kayak più corto (effettivamente 470cm sono il minimo per poter partecipare alle uscite di Sottocosta) e l'unico in polietilene.
Svettavano dal gruppo filantissimi Tiderace, Rockpool e Cscanoe. Ancora una volta il mio corto e cicciottoso Prijon avrebbe arrancato dietro a quelle belve nate per macinare miglia in mare.

Una nota di colore riguarda l'abbigliamento: io ed altri due avevamo la muta stagna, e guardacaso eravamo i tre più giovani del gruppo, mentre per la maggiore andava il neoprene; i più anziani del gruppo, kayaker dalla venerabile età, erano in giro in pantaloncini e maglietta.

Pal del Vò: trovato!
La navigazione prevedeva la partenza direttamente dal campeggio, poco a sud di Lazise, sfilando poi di fronte al centro storico dove abbiamo letteralmente invaso il piccolo e caratteristico porto storico; poi sempre verso nord costeggiando Bardolino e Garda prima di raggiungere Punta San Virgilio dove anche qui abbiamo invaso la darsena del palazzo di fine 1400 che ora ospita lussuosissimo hotel. Per la pausa pranzo ci siamo spinti ancor più a nord, poco oltre la baia delle sirene. Pausa che ha avuto fine con il tradizionale grappino di Luciano.


Nuovamente in acqua ci siamo dati alla caccia al tesoro ricercando il “pal del Vò” pilone che emerge dalle acque e che segna la cima – sommersa – del monte Vò, punto più alto di una catena montuosa subacquea. La secca si trova più o meno sulla direttrice che unisce la punta di Sirmione con Garda e con la bella giornata che c'è stata il pilone era ben visibile poco dopo Punta San Virgilio.
Fatte le foto di rito attorno al palo abbiamo puntato nuovamente Garda per riprendere da li la navigazione di rientro sottocosta ripassando da Bardolino, dove abbiamo visitato il porticciolo che avevamo quasi ignorato all'andata, per tornare a Lazise ed ammirarla illuminata da una la luce calda che solo il sole autunnale che si avvia verso il tramonto può dare.

Il viaggio di ritorno, dopo pranzo, è stato abbastanza duro e non mi vergogno di ammettere che ho faticato a tenere il passo rimanendo costantemente in fondo al gruppo e raggiungendoli solo quando si fermavano a guardare qualcosa.
Pausa pranzo all'ombra degli ulivi
A fine navigazione la traccia GPS segnava 14nm (26km) reali contro le 10nm previste dal programma. Questa giornata mi ha insegnato a prendere con le pinze le previsioni dei kayaker navigati che non si formalizzano di fronte a qualche miglio in più.

Tornati al campeggio giusto il tempo di caricare il tutto in macchina, fare una doccia veloce e salutare caldamente tutti prima di sottoporsi a quella masochistica pratica moderna che è la coda al casello.

In questa pagaiata ho collaudato la action cam Nilox che mi è stata regalata per il compleanno ed ho avuto modo di provare la pagaia Nunavik di Avatak.



Superfluo ringraziare gli amici di Sottocosta. Un ambiente molto bello e pulito capitanato dall'immancabile Luciano i cui “riti” (dall'augurare la buona giornata ad ognuno nome per nome poco dopo l'imbarco al grappino nel gavone passando per tanti piccoli gesti che fanno gruppo) in cui ci si trova subito a proprio agio nonostante sia un principiante con una barca poco marina ed abbia un pochino rallentato il gruppo sulla strada del ritorno.

Marco, col suo lunghissimo Voyager, chiude l'accesso alla darsena di S. Virgilio



La barchetta sul laghetto

venerdì 28 ottobre 2016

Bilancio del nostro primo anno alla pagaia

Per il varo una variante economica della tradizionale bottiglia di champagne
Poco più di un anno è passato dal varo dei nostri Prijon Touryak; che è stata anche la nostra prima volta in kayak.
Folle vero? Non eravamo mai stati col culo in un kayak e siamo “partiti in quinta” prendendo tutta l'attrezzatura e mettendoci in acqua senza neanche un minimo di idea, senza neanche andare ad un noleggio mezza giornata per provare a capire com'era questo kayak.

Ricordo perfettamente i primi problemi: Gloria che si infilava di prua nei canneti e non riusciva più ad uscirne ed io che più mi sforzavo di andar dritto e più andavo a destra al punto di convincermi di aver comprato un Prijon Chiquita; ed avevamo una tecnica di pagaiata che definirei “rozza” (non che adesso sia migliorata molto, ma quantomeno riusciamo a coprire buone distanze senza mandare in necrosi gli arti inferiori ed avere braccia e schiena dolenti per i giorni successivi).




Da allora abbiamo fatto tante cose belle. Io ho scoperto la bellezza dei nostri laghi che fino ad oggi avevo semplicemente ignorato ed ho imparato, nelle poche uscite in acqua salata, ad amare il mare. Abbiamo passato in kayak le ferie scoprendo che una parte d'Italia che credevo triste, sporca ed abbandonata è una piccola perla che merita di essere conosciuta ed apprezzata. Abbiamo soddisfatto la nostra fame di avventura caricando nei gavoni tenda e viveri per passare qualche notte bivaccando immersi nella natura e nella solitudine lontano da tutto e lontano da tutti. Abbiamo partecipato a qualche raduno e ad un corso scoprendo che quello degli appassionati di kayak da mare è un mondo fatto di bella gente con cui è sempre piacevole non solo pagaiare ma anche chiacchierare e condividere qualche momento. Tutto questo in un solo anno!

Riguardo le foto fatte in quella prima uscita, quando neanche potevamo immaginare un bilancio così positivo di questo primo anno di attività.


Ed ora mi chiedo: chissà quali altre avventure ci riserverà il futuro... domani intanto si parte alla volta del Garda per Concentrazioneskimokayak!


Gloria felice al primo sbarco

a Numana per l' SK3

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