lunedì 2 ottobre 2017

Prima volta in fiume: Vigevano-Pavia Marathon

Non avevo mai pagaiato su fiume se si escludono tratti brevi di Adda e Mera in prossimità del Lario; tratti che ben poco hanno di "fluviale" ma conservano le caratteristiche di placidi prolungamenti lacustri. Stessa cosa per il Po in cui ho navigato per una settimana con Gloria qualche tratto del suo delta dove francamente si fatica a distinguere tra fiume, mare e laguna.
L'idea di partecipare ad un evento organizzato mi balenava in testa da un po': queste occasioni garantiscono un'ottima sicurezza in acqua con assistenza sovrabbondante e qualificata in caso di ostacoli o scuffie ed adeguata organizzazione logistica per il trasporto tra partenza e traguardo.
Non ho potuto quindi rinunciare all'invito di Marco EKO Ferrario per la scorsa domenica alla maratona del Ticino: 42km da Vigevano a Pavia.

Prima di procedere all'iscrizione via web ho spulciato il sito e fatto una ricerca su Google e Youtube. Il percorso prevede I° e II° grado che, leggendo la definizione presa dal mio manuale al capitolo discesa fluviale, sarebbe:
Mediamente difficile: Passaggi liberi, correnti ed onde irregolari, piccoli mulinelli e ostacoli in corrente, dislivelli limitati. 

Nelle foto e video delle edizioni precedenti ho visto anche kayak spiccatamente marini per cui ho pensato che il mio Prijon Touryak si sarebbe trovato perfettamente a suo agio su quel percorso.

Il mio Kayak si, io un po' meno!

All'arrivo a Vigevano qualche problema dovuti a pecche organizzative
In realtà di rapide vere e proprie non ne ho notate mentre passaggi in cui la corrente era davvero forte e creava morte, mulinelli e strane correnti si; è stata così impegnativa dal punto di vista tecnico tutta la prima metà del percorso. Probabilmente la piena dei giorni scorsi e dall'abbondanza di acqua che ci hanno riferito gli abitanti della zona ha un po' accentuato la forza del fiume specie nel primo tratto.


Gli habitué di questo evento e delle discese fluviali in generale mi avevano riferito che per i primi 20 km (fino al ponte di barche di Bereguardo) si sarebbe filati via lisci mentre la parte difficile sarebbe stata da li in poi dove l'effetto della corrente si sente meno e si deve faticare per raggiungere il traguardo al punto che si ha l'impressione che l'ultimo tratto sia "in salita".
Io personalmente non essendo abituato alle dinamiche dell'ambiente fluviale ma amando le acque ferme ho trovato vero l'esatto opposto.
Durante la prima parte di percorso la corrente mi ha infastidito parecchio, ci ho litigato spesso non riuscendo a disegnare le giuste traiettorie per sfruttarla a pieno a mio favore come vedevo fare agli altri.
Spesso e volentieri l'acqua mi spingeva nelle morte e nei rapidi punti di transizione mi ritrovavo con la  poppa nella corrente che spingeva forte verso valle e la prua in acqua ferma: la conseguenza era trovarsi improvvisamente fermo in una lavatrice che ti strattonava nervosamente a destra e sinistra e ti girava rapidamente con la prua a monte. In un tratto piuttosto dritto che mi sembrava relativamente tranquillo ho visto una canadese con tre occupanti che procedeva poco avanti a me piegarsi improvvisamente a destra ed istantaneamente girarsi di più di novanta gradi mentre gli occupanti riprendevano a pagaiare con una foga mai vista, non ho avuto neanche il tempo di pensare "cosa diavolo stanno combinando quei tre?" che mi sono ritrovato anche io sul margine di un gigantesco mulinello. A fine discesa, mentre mangiavamo, altri partecipanti ci hanno poi detto di averne visti e schivati ben 3 di mulinelli giganteschi.
In questo tratto avrei tanto voluto avere un kayak con maggior stabilità direzionale anche se, col senno di poi, non so effettivamente quanto sarebbe cambiato.

Arrivato al ponte di Bereguardo sapevo di essere a metà percorso e l'idea di dover affrontare ancora quella che veniva definita come parte più faticosa mi preoccupava non poco. Oltretutto l'intero percorso da Vigevano a Pavia ha presentato un continuo ed ostinato vento contrario.
Fino a qui Marco è stato parecchio avanti a me mentre io faticavo assieme ad una coppia di agoniste provenienti dal trentino che hanno fatto la prima metà gara lentamente su dei k1discesa in plastica (su cui non si trovavano a loro agio) ed a Bereguardo hanno cambiato col loro k2 olimpico con cui sono filate via alla velocità della luce.

La seconda parte, dove i kayaker d'acqua bianca si annoiavano, è stata per me la più piacevole e meno faticosa. Il fiume si allarga e la corrente perde di forza. Non ci sono più morte marcate ed altri pericoli se non grossi rami semi semi sommersi tra cui è divertente fare lo slalom. Si pagaia tranquillamente senza lottare contro la forza del fiume con il fiume stesso che, questa volta molto gentilmente, ti spinge avanti. Sono riuscito a mantenere -sempre nelle retrovie del gruppo- il passo di Marco che ha rallentato per chiacchierare con alcuni amici. Diciamo che nella seconda metà sono anche riuscito a godermi un po' il tutto senza preoccupazioni ed a guardarmi un po' intorno notando degli scorci paesaggistici molto interessanti e grosse colonie di aironi.

Non ho fatto molte foto. La maratona è sia turistica che agonistica ma anche per chi se la prende comoda c'è da pensare solo a pagaiare di gran lena dato che comunque ci sono dei tempi da rispettare.
Ci abbiamo messo 3h 13' (tempo preso con il cellulare, noi amatori non venivamo cronometrati ufficialmente). Questo fa capire quanto effettivamente il fiume, anche nei tratti dove la corrente mette in difficoltà, aiuti parecchio ad accorciare le distanze. Al lago in questo tempo percorro si e no 1/3 dei 42km fatti in questa occasione, magari concedendomi anche delle pause per riposare.
Il vincitore, l'ungherese Gabor Aranyosi - categoria K1 senior, ci ha messo 1h 50'.

Sono arrivato tra gli ultimi 10, credo quintultimo se non ho dimenticato di contare qualcuno rimasto in dietro. Non mi vergogno a dire che per qualche km poco dopo Bereguardo dietro di me c'era solo la scopa.

Per il prossimo anno, decidessi di partecipare di nuovo, servirebbe un approccio diverso. La giornata -in realtà l'intero week end- è completamente impostata all'agonismo e ben poco condivide dello spirito dei raduni e degli incontri a cui sono abituato. Da una "maratona" mi aspettavo dei ristori (che non ci sono stati) ed un minimo di organizzazione al punto di imbarco (io sono restato a Vigevano dalla mattina mentre Marco ha portato l'auto a Pavia per poi tornare con la navetta dell'organizzazione).
C'è da portarsi del cibo al sacco dato che al punto di partenza non c'è neanche un bar/chiosco e il pranzo a cui ci si può iscrivere è a Pavia. Fortunatamente avevo portato una barretta e due red-bull altrimenti sarei stato completamente a digiuno dalle 6 di mattina fino alla fine della maratona.

Tanti anche gli incontri interessanti. Tra le persone che Marco mi ha presentato c'è anche Andrea Alessandrini, una vera e propria leggenda vivente del kayak italiano. Oggi è un arzillo signore che a breve compirà 80 anni ma ha ancora il fisico per scendere in acqua e concludere questa impegnativa escursione. Andrea è noto in tutto l'ambiente canoistico italiano (sia nella sfera agonistica che in quella turistica) per essere il costruttore delle leggendarie canoe ASA. E' in pensione già da un pezzo e la ASA non esiste più ma ovunque si vada si vedono barche costruite da lui parecchi decenni fa ancora perfettamente efficienti e non pochi sono gli appassionati che le cercano sul mercato dell'usato.
Abbiamo per qualche minuto parlato durante l'ultimissimo tratto e sicuramente ci sarà occasione per incontrarsi nuovamente: magari in primavera, magari durante un evento che alcuni aficionado di canoe vintage stanno organizzando e di cui Marco da qualche tempo mi parlava...


Lo sbarco di noi ultimi turisti, quando già si stavano facendo le premiazioni delle gare



Le "prime volte" di questa gita:
-Prima vera volta in fiume
-Primo evento "con pettorale" organizzato dalla Federazione Italiana Canoa Kayak
-Per ora l'evento con il più variegato tipo di imbarcazioni (la maggior parte K1 e K1 discesa ma anche C1, canadesi turistiche, surfsky, kayak da mare, canoe vintage, canoe in legno, strani cosi tozzi a due posti,...)


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