domenica 31 dicembre 2017

A celebrare l'inverno sull'altissimo Lario

landing on ice

Quando i monti sono innevati il kayak sente il richiamo del lago di Mezzola.
Questo posto, incantevole nella bella stagione, diventa un vero paradiso col panorama imbiancato.
Purtroppo la neve è caduta già da qualche giorno e dalle quote più basse sta già sparendo.

Vicino alle rive più in ombra l'acqua diventa ghiaccio

Con Marco ed Alessandro ieri ci siamo imbarcati direttamente dal lido di Campo (Novate Mezzola) e per prima cosa abbiamo risalito il canale che porta al laghetto di Pozzo di Riva.
Lungo poco meno di 2 km questo canale è disseminato di piccole imbarcazioni a remi semi sommerse ed in stato di abbandono. Tra queste mi ha messo tristezza vedere anche due vecchissime -oserei dire antiche- "quatrass" in legno; barca storica del Lario che non gode della stessa fama della Lucia.
Non ero mai stato in questo piccolo specchio d'acqua che sembra sospeso in mezzo al nulla su cui purtroppo pende nell'ultimo mezzo secolo una triste storia di inquinamento.
lo specchio nel Mera
Ci siamo addentrati in profondità nelle Merette, piccoli canali che portano l'acqua dal fiume Mera verso il Pozzo di Riva. Sono canali ciechi, non si riesce a sbucare in fiume. Verso il laghetto sono larghi un paio di metri e vanno via via restringendosi fino a diventare rigagnoli chiusi con l'acqua che filtra dal terreno.
Tornati verso la foce del Mera (poco lontano dal punto d'imbarco) ne abbiamo cominciato la risalita.
L'ambiente era come l'avevo trovato la prima volta che ero stato qui con Gloria: acqua bassa, il ramo di fiume più vicino al tempietto in secca e ghiacciato ed una gran distesa di sabbia (che solitamente sta più di 1 metro sott'acqua) a formare una spiaggia ricoperta da uno spesso strato di neve compatta e gelata.
Risalire il Mera non è stato facile con così poca acqua. Solo in brevi  punti dove la corrente era più forte c'era mezzo metro d'acqua e si poteva passare senza timore di rimanere bloccati, sempre che in tali passaggi non ci fossero rami od alberi caduti ad ostruire le traiettorie altrimenti c'era da scrutare l'acqua bassa meno di una spanna e disegnare una rotta nella speranza di riuscire a passare.
La fine della Meretta più a Nord
Alessandro e Marco, davanti a me, si arenavano in continuazione e puntavano le pagaie nella sabbia per spingersi indietro e riprovare qualche decina di cm più in la, mentre io con un approccio molto meno diplomatico ho fatto parecchi trasbordi. Se dopo un paio di tentativi non trovavo un passaggio buono uscivo dal kayak e camminavo tirandomelo dietro per qualche decina di metri fino a ritrovare un punto in cui riprendere la navigazione. Scelta, la mia, non molto saggia dato che l'acqua del Mera arriva direttamente dai vicini monti ed è veramente ghiacciata ed i miei piedi ne hanno risentito parecchio nonostante i due strati di calze pesanti sotto la muta stagna. Anche camminare nel letto del fiume non è per nulla facile, l'acqua era si bassa ma il piede spesso sprofondava fino alla caviglia nella sottilissima sabbia.
Con non poche difficoltà siamo riusciti ad arrivare fino all'isolotto che sta prima del ponte di Casenda, dove ci eravamo fermati quando siamo stati qui l'anno scorso in primavera. Abbiamo invertito la rotta per dirigerci a San Fedelino.
Dall'acqua, dove siamo sbarcati su un'enorme lastra di ghiaccio, alla chiesetta dove c'era ancora un piccolo angolino di sole c'erano parecchie decine di metri che abbiamo percorso trascinando i kayak come fossero slitte: sembrava di essere in uno di quei documentari sulla Groenlandia!
Abbiamo mangiato al sole e ritrascinato i kayak sul ghiaccio fino all'acqua per imbarcarci nuovamente.
Come nelle spedizioni polari (foto di Alessandro)

La navigazione è proseguita lungo la bellissima scogliera ovest dove abbiamo avvistato delle capre ed anche un enorme cinghiale. Punto più a sud della navigazione è stata la cascata, altro immancabile punto di interesse di questo lago. Da li abbiamo attraversato puntando dritto sul punto d'imbarco.
La giornata è stata davvero piacevole, il meteo veramente ottimo. Poche nuvole e neanche un filo di vento. Sono sempre più convinto che questa sia la meta migliore per le pagaiate invernali.




Dallo sbarco a caccia di un angolo al sole

martedì 5 dicembre 2017

Winter Sea Kayak Italian Event 2017



Sono partito con poche speranze, preoccupato sia pechè dubitavo di essere un pagaiatore all'altezza di poter affrontare un raduno in acqua salata sia per le pessime condizioni meteo previste.
Sono arrivato in Liguria venerdì sera dopo una giornata lavorativa, aggregato ad un gruppo di altri 3 canoisti (Alessandro, Lino e Stefano) con cui ho condiviso un appartamento un po' anomalo ad Ameglia mentre il grosso del gruppo alloggiava in un albergo poco distante.
L'indomani mattina il programma prevedeva l'imbarco alle ore 9.00 dal porticciolo di Le Grazie per un giro tra Portovenere, Palmaria, Tino e Tinetto. Al ritrovo ci siamo presentati tutti, ma nessuno aveva la minima intenzione di uscire in mare dato che l'annunciato vento di terra superava i 40km/h.
Si è quindi optato per un giro a piedi. Da Le Grazie a Portovenere la strada non è poi tanta così abbiamo imboccato una mulattiera per scavalcare la collina che divide le due località per coprire a piedi una piccola parte del percorso che avremmo voluto fare in acqua. E' stata una buona occasione per visitare sia la rocca che la famosa chiesetta di San Pietro oltre che le viottole di Le Grazie e la città di La Spezia.
La sera una grande cena a base di pesce tutti assieme; più di 70 appassionati di kayak da mare provenienti da tutta Italia e non solo: anche Svizzera e Francia avevano la loro rappresentanza.
A fine serata  non è mancato il momento del discorso di chiusura dell'anno di attività di Sottocosta tradizionalmente tenuto in rima da Luciano.

Imbarco - Marinella di Sarzana
Domenica mattina ci siamo risvegliati con un meteo perfetto. Al ritrovo -sulla spiaggia di Marinella di Sarzana- eravamo in 42, tutti con una gran voglia di entrare in mare.
Abbiamo pagaiato in maniera rilassata, ci si poteva prendere in continuazione una pausa per fare una foto oppure per mettersi a giocare con le onde in mezzo agli scogli. La pancia del mio Prijon ha fatto conoscenza con più di una roccia semisommersa!
Abbiamo sfilato di fronte al caratteristico borgo marinaro di Tellaro per poi sbarcare su una spiaggia nel golfo tra Punta di Mezzana e Punta di Maramozza mentre alcuni hanno saltato la pausa pranzo per tirare dritto fino Lerici.
Dopo aver mangiato qualcosa (col solito ben di Dio uscito dai gavoni di tutti), in attesa del ritorno di chi ha voluto prolungare la navigazione, seguendo l'esempio degli istruttori che giravano armati di sacchetti portarifiuti ogni kayaker ha raccolto dalla spiaggia almeno un pezzo di plastica. Il canoista passa  sull'acqua senza disturbare, senza inquinare e dove si ferma lascia la spiaggia più pulita di quanto l'ha trovata.
Siamo rientrati sempre molto sottocosta, alcuni filando via dritti a qualche decina di metri dagli scogli, altri come me cercavano di infilarsi in ogni anfratto magari aspettando l'onda giusta per passare sopra ad un masso a pelo d'acqua.
La navigazione si è conclusa con monta tranquillità dato che nonostante la presenza di molti noti "lupi di mare" il passo è stato sempre adatto a tutti: anche chi aveva meno esperienza e barche non proprio performanti non ha mai sentito il fiato sul collo.

Tellaro
Al contrario di quanto mi aspettavo ho trovato questo raduno molto meno impegnativo rispetto a quelli fatti in lago. C'è però da considerare un fatto: la navigazione di sabato  sarebbe stata più lunga ed impegnativa rispetto a quella di domenica programmata per essere affrontata da un gruppo di pagaiatori già provato dalle fatiche in mare ed a tavola del giorno precededente.
Counque l'andatura è stata veramente moderata; oltretutto se al lago mi sento spesso una mosca bianca con il mio cicciottoso Touryak in un gruppo di filantissime barche marine qui c'erano parecchi kayak in polietilene anche poco performanti (Lino, a bordo di un modestissimo Oasis 390, ha dato prova di essere un gran pagaiatore. Io con quel kayak avrei alzato bandiera bianca a metà percorso). Il gruppo si è adeguato ad un'andatura comoda per tutti e nessuno si è sentito limitato.

Inutile dire, come sempre, che è stata una bella occasione sia per ritrovare persone con cui già avevo fatto amicizia sia per creare nuovi contatti in rubrica. In particolare mi ha fatto piacere reincontrare Guido e Felice che sebbene siano anche loro lombardi (Felice addirittura Lecchese) non avevo praticamente più rivisto dal corso Foundation, fatto tra l'altro proprio in queste acque.
Ormai, sebbene non conosca ancora tutti, ho ben capito che l'ambiente del kayak da mare è composto da bella gente.

Rientro a Sarzana col bianco delle cave di Marmo che si confonde con la neve


Prime volte di questo evento:
-primo raduno in acqua salata;
-prima volta con 2 kayak sul tetto della Fabia (i 2 Prijon non ci stanno ma l'Isel di Alessandro essendo più stretto c'è stato giusto giusto).




a Numana per l' SK3

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